SISTEMA STEREO
periodo anteguerra 1945
Pp.Ghisetti



La fotografia stereo, vocabolo derivante dal termine greco stereos = solido, affonda le sue radici agli albori della fotografia, quando Sir Charles Wheatstone presentava il suo stereoscopio, progetttato già nel 1838, per dagherrotipi stereo, oggi rarissimi e molto valutati nell'antiquariato fotografico.

Come altri marchi, come ad esempio Zeiss Ikon, anche la Leitz si è fortemente impegnata nell'offrire ai propri utenti un sistema stereo, che è andato ampliandosi nel corso degli anni, facendosi sempre più completo e complesso. Anche se la passione per la fotografia stereo ha avuto momenti di grande popolarità seguita poi da periodi di indifferenza, Leitz ha inseguito il sogno di offrire quanto di più completo e flessibile potessere essere fabbricato, anche se spesso di fronte a vendite molto ridotte. Malgrado che le concorrenti nipponiche abbiano quasi snobbato questo settore, solo la Nippon Kogaku ha offerto timidamente qualcosa, Leitz e Zeiss hanno investito enormi risorse per offrire ai propri clienti qualcosa di meravigliosamente completo e flessibile, con la convinzione ferrea che la macchina a telemetro fosse in realtà una vera macchina universale, grazie ad un sistema di accessori sterminato, sempre più completo e complesso

Uno dei primissimi tentativi di apparecchiatura stereo fu lo StereoDoppel, concepito da Barnack in persona, ma rimasto allo stadio di prototipo, troppo simile come concezione alle varie fotocamere stereo di Voigtlaender, ICA, Contessa , Goerz, ed anche Rollei, che andavano molto di moda agli inizi del secolo. In definitiva fu giudicato troppo costoso e pesante, pertanto contrario sin da subito alla filosofia di leggerezza e trasportabilità su cui si basasa il sistema Leica. Per conoscerlo meglio vedi l'articolo apposito, qui



Lo Stereo Doppel in fondo replicava lo schema tecnico di tutte le altre fotocamere stereo sul mercato, ovvero quello di due fotocamere accoppiate, come risulta chiaro anche da questa bella Kodak Brownie


Dopo questa breve esperienza, ribadiamo solo a livello di prototipo, si decise di cambiare decisamente strada e di mantenere un solo apparecchio Leica al centro del sistema, offrendo contemporaneamente una serie di accessori che potessere dare la  possibilità della ripresa stereo, a diversi livelli di prezzo, complessità e possibilità tecniche.


Barre Stereo

I primi accessori, offerti subito quasi in contemporanea con la presentazione del nuovo apparecchio Leica, furono le barre stereo, ovvero i modelli FIARO e FIATE. La barra FIARO, illustrata in basso a sinistra, possedeva una lunghezza fisica di 105mm, permettendo una separazione pupillare di 75mm, non tuttavia sufficiente per le scene di ripresa stereo all'infinito. Il modello seguente denominato FIATE, a destra, lunga 186mm, possedeva una separazione interpupillare che poteva arrivare a 145mm, adatta anche alle riprese all'infinito, oltre naturalmente la possibilità di fissare la macchina a distanze interpupillari inferiori, per riprese sui 3-10 metri di distanza.
Da notare che la barra FIARO illustrata è l'unica incontrata dall'Autore di queste note, a conferma della sua rarità.
Nota; i dati riportati sopra riportati sono stati misurati personalmente dall'Autore, mentre spesso nella letteratura Leitz i dati di lunghezza  totale e interpupillare sono sbagliati, e pertanto riportati nuovamente errati dagli autori successivi.


Come si nota, la barra FIATE, disponibile sino al 1940,  poteva avere la vite di blocco al cavalletto inizialmente posizionata al centro, per essere spostata poi lateralmente nelle versioni successive. Inoltre nei primi modelli, sopra a destra, mancava la vitina  per bloccare lo spostamento laterale. La rondella di blocco- macchina possedeva nel corso del tempo 4 varianti diverse per diametro e zigrinatura. Peso di 90g.

A sinistra il classico simbolo del condensatore, tipico del primo periodo produttivo Leitz, a destra un prototipo di barra stereo.

Funzionamento della barra stereo: la macchina veniva fissata alla vite di blocco e fatta scattare una volta a destra e poi, liberata la vitina frontale, fatta scivolare a sinistra, per il secondo scatto, lungo la barra, che naturalmente era fissata ad un cavalletto.
I due negativi 24x36mm così ottenuti venivano poi stampati e accoppiati, per essere visionati da un visore stereo.
Appare evidente che la macchinosità dell'operazione limitava le riprese effettuate con la barra stereo ai soli soggetti immobili, preferibilmente paesaggi.
Nota: in realtà ci sarebbe una ulteriore barra stereo, ma data la sua assoluta rarità, probabilmente solo a livello di prototipo, ci limitiamo a citarla come curiosità.

Infine dobbiamo rimarcare che questo accessorio, forse proprio per la sua scarsa diffusione, non ha mai avuto un corrispettivo visore stereo.


STEREOLY



La possibilità di fotografare oggetti in movimento con la tecnica stereo fu resa possibile nel 1931 con l'accessorio STEREOLY, con codice VORSA.


Lo STEREOLY era composto essenzialmente da due parti: un separatore di luce ed un braccio, con blocco a levetta, da innestare sulla staffa portaaccessori della Leica. I separatori possedevano una distanza di 7cm, per produrre due immagini della misura di 18x24mm, da un fotogramma 24x36mm. Per variare l'apertura del diaframma dell'ottica, occorreva rimuovere i prismi e poi rinnestarli sul braccetto.

Il primissimo modello di STEREOLY possedeva la mascherina che delimitava il fotogramma 18x24mm fissa, poi sostituita da una mobile e ripiegabile in una seconda versione. Peso di 140g.
Concepito essenzialmente per Leica I e Leica Standard.
Da notare, come appare chiaramente dalle immagini, che la staffa del VORSA era in un pezzo unico nella prima versione, e in due pezzi nella seconda versione.

sopra la prima versione
sotto la seconda

 
sopra
Vista superiore di un VORSA seconda versione:   il braccio è costruito in due pezzi. Inoltre è presente il braccetto per bloccare la staffa sul corpo macchina. Nella parte superiore compare una seconda staffa portaaccessori.


All'aparire della Leica II, ovvero dotata di telemetro e quindi con la cassa più alta,, apparve una versione adatta del braccetto, denominata VOROD, incorporante un mirino ottico aggiuntivo, al posto della mascherina delle prime due versioni. Inoltre era presente una vite per centrare esattamente il prisma sull'obiettivo, in base all'ottica usata, Elmar, Hektor o Summar. Scompare la slitta portaacessori.
qui sotto



Nel 1939, ultimo anno in cui fu catalogato,  il VOROD poteva adattarsi a tutte le Leica prodotte sino ad allora, con codice VOSTN
Come appare dalle immagini precedenti i primi  VORSA, non possedevano numeri di matricola propri, poi introdotti dal secondo modello in poi, ovvero dopo il 1932.
Come sempre nella produzione Leitz, vi sono piccole varianti produttive, tra cui si segnalano codici diversi applicati da Wetzlar e LNY.

Curiosità:
2 complessi stereo Stereoly (da sinistra, IIIa e Ia versione) ambedue marcati  Lutz Ferrando y Cia - Buenos Aires
per di più con due numeri consecutivi, contradittori, in quanto la prima versione possiede un numero più alto, il che fa pensare ad un ordine speciale su commissione
Per sapere di più sulla sigla Lutz Ferrando vedi qui






VOTRA




Per visionare i negativi con le immagini stereo nei primi anni Trenta fu messo a disposizione il visore VOTRA, in ottone nikelato, peso 700g, con gli oculari separati, per regolare la distanza interpupillare, che potevano muoversi sulla barra principale in modo indipendente, e regolabili singolarmente. La striscia dei negativi, o il pezzo singolo, scorreva sulle apposite guide, mentre
sul retro un vetro opalino, in corrispondenza del negativo, forniva una luce diffusa.
Completato dalla stativo VOTIV, che si innestava al VOTRA mediante vite di blocco.


Del VOTRA esiste anche una raro esemplare marcato Lutz Ferrando, vedi sotto
Sicuramente un accessorio spettacolare come solo la  Leitz poteva produrre.






STEMAR




Wilhem Albert, successore di Barnack, come Capo designer, alla fine degli anni Trenta sviluppò un sistema stereo, rimasto allo stadio di semi prototipo, che prevedeva due ottiche Elmar accoppiate in un unico barilotto, con un mirino VIDOM modificato per il formato 18x24mm.  Questi complessi stereo, classificati come OWENO (Elmar) e poi OVUTO (Stemar) forse furono fabbricati in 50 pezzi e consegnati a Berlino, probabilmente per scopi militari, ma non raggiunsero mai il pubblico.Tuttavia il periodo bellico bloccò totalmente ogni sviluppo. Questo progetto rappresenta la futura base del progetto STEMAR realizzato nel dopoguerra.




Sopra: rarissimo esemplare di ottiche Elmar stereo OWENO con prismi OTEMO, che possedevano la possibilità di aumentare o diminuire a piacere la separazione stereo. A sinistra si notano i filtri speciali per OTEMO.


 Differenze tra il prisma mobile OTEMO prototipo, a destra, e a sinistra il successivo OIMPO, poi entrato in produzione. Notare che si tratta del secondo esemplare realizzato. I rispettivi mirini sono un VIDOM mezzo formato e lo OIDYO.