Leica R3 Electronic
PPGhisetti
La R3 rappresenta storicamente in casa Leitz la reflex di rottura con la tradizione, in precedenza declinata con le tre reflex meccaniche Leicaflex. Con la comparsa della Contax RTS e della Canon AE-1 l’elettronica dilaga sulle reflex, proponendo nuove e rivoluzionarie prestazioni, sia per quanto riguarda il controllo elettronico dell’otturatore, con una precisione dei tempi di posa prima sconosciuta, uniti a svariati automatismi d’esposizione, sia per quanto riguarda le informazioni visibili nel mirino. L’accordo Leitz-Minolta, come quello Zeiss-Yashica, compenetra la tecnologia elettronica giapponese (o spacciata come tale, ma spesso di derivazione statunitense) con la qualità di progettazione e dei particolari di derivazione tedesca, cercando di far quadrare il difficile cerchio del rapporto qualità-prezzo, arrivato a cifre improponibili per la manifattura Made in Germany, tanto che anche la terza grande casa tedesca, ovvero la Rollei, si era decisa a trasmigrare il processo produttivo a Singapore. Apparsa nel 1976, la R 3 (che anche nella sigla si distacca dalla precedente famiglia di reflex, ad indicare una nuova generazione di apparecchi) sfrutta la base elettronica della Minolta XE-1, integrata da ben tre cellule al CDS e offrendo per prima la doppia lettura esposimetrica, integrata e spot, con il semplice spostamento di un interruttore posto sul tettuccio. Il peso è di 780g. L’otturatore Copal Leitz a lamelle metalliche a scorrimento verticale, è comandato elettronicamente, con tempi da 1/1000 di sec a 4 sec, posa B, più la memoria di esposizione; permette, scegliendo il diaframma. d’impostare automaticamente il tempo di posa. La scatola reflex (specchio maggiorato di 1mm rispetto alla Leicaflex) e il pentaprisma (con tetto in ottone) sono di progettazione Leitz: sia il disegno particolare del pentaprisma, sporgente in avanti che lo schermo di messa a fuoco, molto luminoso e a microsismi finissimi, rappresentano la caratteristica saliente del progetto rispetto alla corrispettiva fotocamera Minolta, mentre all’interno del mirino è visibile la scala dei tempi, indicata dal classico ago del galvanometro, e i diaframmi. Sono poi presenti i classici elementi di contorno: autoscatto, controllo carica batteria, pulsante profondità di campo, correttore dell’esposizione automatica, volet per l’oculare, sincro a 1/90 di sec. Per la prima volta su una Leica appare la finestrella memo per la pellicola: occorre ricordare che spesso la gommapiuma che protegge la finestrella, dopo qualche anno tende a sgretolarsi, tuttavia la sua sostituzione è molto facile, anche col fai da tè. I contatti elettrici interni sono placcati in oro. Dopo i primi 100 esemplari cromati prodotti a Wetzlar, la produzione fu spostata in Portogallo, per un’ulteriore segmentazione del lavoro, nel tentativo di offrire un prodotto di qualità ad un prezzo tutto sommato competitivo, almeno per i parametri Leitz. Produzione: 72.370 pezzi sino al 1979, suddivisi come segue:
La R3 è oggi nettamente sottoquotata dal mercato, in quanto frutto di una commistione di lavoro cooperativo che ha sì permesso la sopravvivenza dell’azienda, ma è sempre stata mal digerita dai cosiddetti puristi Leitz, che invece spesso non ne hanno apprezzato pienamente lo sforzo progettuale, produttivo e commerciale. Uno dei pochi difetti che abbiamo riscontrato sul campo, nell’uso della R3, è l’abbagliamento di cui soffre la cellula al CdS, con effetto memoria di qualche secondo. Inoltre occorre ricordare che senza pile (2 all’ossido d’argento) l’otturatore non funziona, se non sul tempo sincro. Ottimi l’assenza di vibrazioni e il rumore soffuso dello scatto. Se sana, ovvero con l’elettronica funzionante, rappresenta un ottimo ingresso nel mondo delle fotocamere reflex Leica, con costi limitati, ma ben due sistemi di lettura esposimetrica e un corpo complessivamente solido e robusto.
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