LEICA  M6  PANDA  ED  IL  SUO  CONCETTO


di Marco Cavina



12/09/2012

Oggi, giubileo secolare del mio nonno materno Domenico (nato il 12/09/1912), introduco due argomenti distinti, entrambi leggeri.

 

LEICA  M6  PANDA  ED  IL  CONCETTO  AD  ESSA  SOTTESO.

 

Nel 1993 venne prodotta una piccola serie di Leica M6 cromate e caratterizzate dall'hardware assemblato sul corpo macchina in finitura cromata nera: proprio questo aspetto bicolore le valse il nomignolo non ufficiale di Panda, con riferimento al simpatico mammifero asiatico ed alla sua livrea.


Un esemplare di Leica M6 Panda del 1993.

 

Come detto, questo particolare apparecchio si distingue per la leva di carica, la ghiera dei tempi, il nottolino e lo sblocco per il riavvolgimento e la levetta di commutazione delle cornicette nel mirino in finitura cromata nera, mentre calotta e fondello presentano la classica cromatura argento; il Costruttore non ha mai associato la M6 Panda ad una tiratura specifica, ufficiale, nè ha mai fornito spiegazioni su questo particolare assemblaggio, dando adito ad una ridda di supposizioni, la più accreditata delle quali ipotizza una temporanea carenza di hardware in finitura cromata argento, temporaneamente sostituito sulla linea di produzione dall'equivalente materiale cromato nero destinato alle omologhe M6 brunite. Qualunque sia la ragione di questa ibridazione, essa non costituisce il fulcro del contendere di questa pagina: la mia intenzione è di mostrare come questo tipo di assemblaggio non costituisca un caso isolato e che possa quasi considerarsi il marker di una evoluzione del costume e del gusto.

Tracimando in campo automobilistico, giova rammentare l'evoluzione estetica dei primi modelli di Porsche 911: all'esordio (1964) presentavano finiture esterne cromate o di alluminio anodizzato chiaro (paracolpi, rostri ai parautri, grigliette per il clackson, cornici nei  proiettori anteriori e nelle plastiche degli altri fanali, cornici di parabrezza, lunotto, vetri anteriori e voletti posteriori, tergicristalli, specchio retrovisore) e fin da subito il designer di questa formidabile automobile, Ferdinand Alexander "Butzi" Porsche (da poco trapassato a 76 anni di età), esercitò pressioni affinchè quell'orgia di cromo, retaggio degli anni '50, venisse soppressa in favore di una finitura nera o in tinta con la carrozzeria, a partire dalle racchette dei tergicristalli, caratterizzate da riflessi fastidiosi, ritenendola più raffinata, discreta e moderna; gli interlocutori del marketing risposero nein, perchè allora le cromature, nell'immaginario collettivo, venivano ancora percepite come orpello irrinunciabile su autovetture di lusso, prestigiose, e dovremo attendere fino alla Porsche 911 Carrera 3.0 serie "i" del 1976 per assistere all'abbandono del cromo in favore di finiture in tinta con la carrozzeria o nero opaco... Conservo però una magnifica foto di Ferdinand Alexander Porsche accanto alla sua 911 2.4 S serie F del 1973 che presenta una verniciatura fuoriserie, con tutti i dettagli verniciati con lo smalto della carrozzeria, compresa la famosa "stella" dei cerchi fucinati Fuchs, le cornici dei fari e lo specchio retrovisore, mentre i tergicristalli presentano una passivazione nero matt.

Alla stessa stregua, pur senza abbandonare la livrea cromata, classica e meno greve di quella tutta nera da panzerkamera professionale, ad un certo punto ci si è accorti che un tocco di nero ai dettagli secondari donava all'apparecchio un aspetto più moderno ed aggressivo.

 

Anche senza abbandonare l'ambito Leitz, la stessa Leicaflex SL, qui abbinata alla M6 Panda, presenta a sua volta gran parte degli elementi assemblati sul corpo in finitura nera, compreso - in quest'esemplare del 1973 - il pulsante per la chiusura manuale del diaframma.

 

Viceversa, nella precedente Leicaflex I, gli stessi componenti sono rifiniti in argento.

 

Peraltro, la stessa Leica M5 cromata di inizio anni '70 presenta già elementi in finitura nera che spezzano l'abbagliante candore di corpi come la M3, dove tutti gli elementi riportati erano color metallo.

 

Un approccio similare si può visualizzare anche nei prodotti di altri Brand, come ad esempio la Nippon Kogaku: questa Nikkormat EL del 1974 presenta ancora elementi funzionali rifiniti in cromo lucido, mentre gli analoghi dettagli degli epigoni successivi, come la Nikon FE2 del 1986 che le sta accanto, sono stati convertiti al nero, estendendo il look bicolore persino al carter del pentaprisma, parzialmente rivestito con vulcanite scura: pur condividendo con la Nikkormat cromatura del corpo, fisionomia ed architettura, il modello più recente appare a prima vista più moderno ed aggressivo proprio grazie a questi dettagli a contrasto.







(Marco Cavina)

(testi, foto, attrezzature e grafiche di Marco Cavina, dove non altrimenti indicato; ringrazio il carissimo amico Pierpaolo Ghisetti per la disponibilità dei corpi Leicaflex schnitt e Leica M5 cromo).




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