Approfondimento di Marco Cavina
LEICA
GUN:
sul finire degli anni ‘30 L’idea di trasferire l’ergonomia di un’arma
da fuoco ad un dispositivo per tele-fotografia nasce da presupposti
logici, e nella storia della fotografia esistono vari esempi di
strumenti del genere, destinati ad impieghi militari e concepiti per
addestrare gli artiglieri; facendo propria
questa idea,
![]()
![]()
L’evoluzione dell’idea continuò nel 1936-37
e
Come già accennato, il Leica Gun consiste in un calcio da fucile in legno pregiato che incorpora una piattaforma metallica smaltata in nero opaco, concepita per alloggiare un corpo Leica a vite dotato di scatola reflex PLOOT ed obiettivo in montatura specifica, fissando il tutto grazie all’attacco per treppiede della scatola reflex; quest’ultima è dotata di uno speciale mirino a specchi dotato di oculare posto all’estremità di un cannotto sufficientemente lungo per posizionarsi confortevolmente davanti all’occhio. Il grilletto posteriore, grazie ad una serie di biellismi, solleva un pivot rotante che agisce sulla scatola di scatto cui sono collegati i due cavi flessibili i quali azionano, con l’opportuna sincronizzazione reciproca, il sollevamento dello specchio reflex e lo scatto dell’otturatore sul corpo macchina; questa scatola è fissata lateralmente, sull’esterno del fotofucile, e tenuta in sede da un vincolo metallico che ruota su un perno. Il secondo grilletto, quello anteriore, fa scorrere su una guida un settore a cremagliera che mette in rotazione una serie di ingranaggi destinati a trasferire il moto al dispositivo SCNOO e quindi a riarmare l’apparecchio dopo ogni scatto; una molla antagonista riporta il grilletto nella posizione originale dopo ogni singola attuazione. I dettagli n° 44 e n° 45 evidenziano la necessità di registrare reciprocamente i due scatti flessibili, affinché quello destinato all’azionamento del PLOOT agisca con lieve anticipo rispetto all’altro.
(foto 05) Questa immagine proviene proprio dalla brochure “The Leica Gun” appena citata, ed illustra un RITEL dotato di Telyt 40cm f/5 su cavalletto con testa a snodo sferico, un abbinamento ufficialmente consigliato dalla stessa Leitz a causa del notevole peso dell’obiettivo (2.35kg); in questa configurazione era disponibile una staffa opzionale che consentiva di fissare il complesso fotocamera-PLOOT-obiettivo sia all’attacco filettato della scatola reflex sia a quello del Telyt 40cm f/5, rendendo più saldo l’ancoraggio. E’ mia opinione che la configurazione RITEL sia quella più esteticamente equilibrata, assumendo la foggia vera e propria di un fucile, con tutte le debite proporzioni. (foto 06) Viceversa, in questa serie di immagini provenienti dal catalogo di Christie’s, il Leica Gun è in configurazione RITOO ed è equipaggiato con il Telyt 20cm f/4,5; si può notare che il mirino speciale esibisce orgogliosamente sul frontale il logo Leitz New York e riporta anche l’indicazione relativa al brevetto connesso alla sua progettazione. (foto 07) Il Leica Gun in versione RIPBO; RITOO e RITEL come compare sul pamphlet n° 1261; l’Hektor 13,5cm ed il Telyt 20cm sono equipaggiati con il relativo paraluce mentre è facile visualizzare come l’opzione RITEL con ottica da 40cm sia la più proporzionata. (foto 08) Il PLOOT che equipaggiava il Leica Gun faceva a meno del mirino convenzionale ed utilizzava quello speciale, autarchico, dotato alla sua estremità di regolazione diottrica, una vera primizia per l’epoca. (foto 09) Il Telyt 20cm f/4,5 in versione postbellica con scatola reflex Visoflex I, paraluce e speciale filtro arancio con incisioni personalizzate (“Telyt 20cm”) (foto 10) Lo schema del Leica Gun mette in evidenza alcuni dettagli: l’elemento “A” è il “cancelletto” che blocca in sede la scatola di scatto, mentre con “H” è indicato l’oculare a correzione diottrica dello speciale mirino. (foto 11) Questo Leica Gun è transitato in Italia; si può notare l’ottima fattura del calcio, modellato con legno pregiato, e la staffa destinata a sorreggere la fotocamera ed il PLOOT. (foto 12) Lo stesso esemplare con corpo macchina, scatola reflex e mirino ma privo di obiettivo; curiosamente, questo mirino non reca le indicazioni “patent pending” bensì un indecifrabile “156x”. (foto 13) Questa immagine illustra bene la coppia di grilletti, la sede della scatola di scatto (con il suo dispositivo di fermo ed azionamento), e soprattutto la staffa che si erge sopra l’impugnatura, la cui funzione (come chiarisce il dettaglio) è quella di fornire un ulteriore sostegno e fissaggio sicuro al pesante ed ingombrante mirino del Leica Gun. (foto 14) Particolare dei due grilletti, il primo dei quali, dotato di corsa lunga, riarma l’apparecchio. (foto 15) Questo dettaglio illustra il dispositivo che consente lo svincolo rapido del mirino dal PLOOT: in questo modo è possibile ruotare il mirino in senso orario (facendo perno sulla staffa supplementare di supporto, anch’essa rotante) ed estratte il gruppo fotocamera-PLOOT per scaricare la pellicola o sostituirla, senza rimuovere completamente il mirino stesso. (foto 16) I tre obiettivi destinati al Leica Gun vennero progettati da Max Berek e messi sul mercato dal 1933 al 1937; nella fattispecie, i due Telyt da 20cm e 40cm condividono lo stesso schema ottico, mentre il 13,5cm utilizza un classico schema Hektor per teleobiettivi, un tripletto che - contrariamente a quanto avviene nell’Elmar - prevede il doppietto collato in posizione centrale. (foto 17) Lo stesso Leica Gun delle foto precedenti posa per una foto ricordo; come sottolineato dalla didascalia, l’Hektor-HEFAR 13,5cm f/4,5 montato non potrebbe mettere a fuoco, essendo una configurazione standard che non è prevista per i tiraggio aggiuntivo del PLOOT; per impiegarlo correttamente occorre svitare la testa ottica ed applicarla all’apposita ghiera di messa a fuoco ZOOAN. (foto 18) Questo specchio riassuntivo tratto dalla brochure di fine anni ’30 illustra le varie configurazioni ed accessori con i relativi prezzi in U.S. Dollars dell’epoca; proprio quest’articolata offerta lascia intendere come alla Leitz New York sperassero in una parabola commerciale felice e soddisfacente, mentre questo particolarissimo ed insolito oggetto venne prodotto al massimo in una decina di esemplari, facendone uno dei pezzi da collezione più rari ed ambiti, conteso a cifre che fanno tremare i polsi. Il Leica Gun, come sottolineato all’esordio,
testimonia anche l’indipendenza della Ernst Leitz Inc., New York, che
non si limitava alla pedissequa e succube distribuzione dei prodotti
provenienti da Wetzlar ma rivendicava un ruolo attivo nella confezione
e gestione dei prodotti, una vocazione che si rivelò preziosa negli
ultimi anni di guerra, quando con il supporto dell’azienda Wollensak fu
in grado di supplire con l’autarchia alla forzata sospensione delle
forniture da parte del “nemico” tedesco. (Marco Cavina)
|