“alla
tedesca” dei corpi macchina Così
come la Leica R4 fece scalpore fra gli stands della Photokina 1980 per
il suo design compatto, esenziale, rarefatto e molto più moderno
rispetto ai modelli che l’avevano preceduta, alla
stessa stregua la Leica R8 del 1996 esibiva un’estetica così
personale, sofisticata, muscolosa ed avveniristica che fece incanutire
di schianto le reflex che andava a sostituire, aprendo
un
autentico abisso fra lei e la gloriosa schiera di reflex targate Leica
che l’avevano preceduta. E’
interessante notare che questa new-wave, opera dei designer Alfred
Hengst e Manfred Meinzer, non costituisce soltanto un felice connubio
di design avanzato coniugato con un’ergonomia molto
ricercata ma raccoglie anche il testimone della tipica configurazione
estetica propria dei classici corpi macchina-teutonici, portandola
alle più estreme conseguenze;
No, cari
amici, non sono impazzito… Infatti, se analizziamo gli stilemi che
storicamente contraddistinguono i più classici e tipici corpi
macchina made in Germany, vedremo che – invariabilmente –prevedono una
calotta superiore con marcata simmetria bilaterale e lo sbalzo
centrale per un eventuale pentaprisma molto contenuto, quasi incassato
fra le robuste “spalle” dell’apparecchio,
un
profilo inconfondibile reso celebre a livello internazionale da un
nostro inossidabile uomo politico…
Questo schema
ripercorre le pietre miliari nel design tedesco che preconizzano
l’estetica Leica R8: Il riferimento alla Regula Reflex 2000 CTL calza a meraviglia anche perché la sua breve e sfortunata storia è legata indissolubilmente al brand Leitz: pare che i tecnici della King si fossero ispirati con eccessivo entusiasmo agli schemi – brevettati! – di alcune componenti Leicaflex, scatenando una decisa offensiva legale che portò in breve tempo all’uscita di produzione della fotocamera e successivamente al fallimento dell’azienda stessa… Nello stesso
periodo, la Zeiss Ikon di Stuttgart stava aggiornando l’estetica
delle sue reflex 35mm di punta, le mitiche Contarex, ed anche i
modelli Professional, Super e Super Electronic vennero
equipaggiati con una calotta superiore ridisegnata, abbandonando
l’inquietante occhio onniveggente della Contarex I “Ciclope” in
favore di un top anch’esso caratterizzato da una marcata
simmetria bilaterale e da un pentaprisma contenuto che si raccorda
anteriormente con la frangiatura della baionetta. Se volessimo
definire l’estetica della Leica R8 cercando un paragone, potremmo
assimilarlo al lavoro svolto da alcuni designer automobilisti
incaricati di realizzare il remake moderno di celebri auto
d’epoca (penso alla Volkswagen “new Beetle”, alla BMW “Mini”
o alla nostra nuova “500”), modelli assolutamente azzeccati che
hanno saputo riconoscere e raccogliere gli
lementi
chiave più significativi di questa eredità, trasfigurandoli in forme
inequivocabilmente moderne ma tuttavia ancora perfettamente
riconoscibili.
Il design della Leica R8 venne presentato all’ufficio brevetti nel Febbraio 1996, e da questi schemi originali è evidente il grandissimo labor limae, CAD-aided, svolto da Hengst e Meinzer fino ai più insignificanti dettagli; personalmente trovo un po’ ridondante la proliferazione di levette e pulsanti attorno alla baionetta, ma l’integrazione della leva di carica e delle varie ghiere e nottolini funzionali nel fluido volume del top è da autentico capolavoro del settore; decisamente curata anche l’ergonomia dell’impugnatura, facilitata dagli sbalzi anteriore e posteriore predisposti sul lato destro. Naturalmente nulla nasce direttamente dalla fonte delle idee, ed anche questo pezzo di bravura si è ispirato, magari solamente in certi dettagli, a progetti preesistenti; in particolare:
Il sofisticato sistema di contatti per la gestione TTL-flash presenti sulla slitta di servizio superiore sono stati concepiti facendo riferimento ad un brevetto Canon, firmato nel 1980 da Hiroshi Yamamoto; inoltre, nel brevetto di design Leica vengono citati ufficialmente altri due brevetti Canon, relativi all’estetica dei corpi macchina EOS-1 (modello originale) ed EOS-5, sia pure senza specificare quali siano i dettagli di riferimento.
Questi
bozzetti sono estratti dal brevetto di design registrato per Canon nel
1989 a nome di Yoshiaki Sugiyama, Tatuo Konno e Toshio Matsumoto, ed
illustrano le forme della
Canon EOS-1;
è interessante notare che Sugiyama era stato un collaboratore di
Luigi Colani ai tempi in cui relazionò con l’azienda nipponica per
la realizzazione della Canon T-90.
Un altro
brevetto al quale l’estetica R8 è ufficialmente debitrice venne
registrato sempre da Canon nel 1990; gli autori del design sono Noboru
Tanaka, Hidehiko Fukahori, Shosuke Haraguchi e Kenji Ito, e stiamo
parlando del corpo EOS-5; anche in questo caso non è stato
specificato a quali dettagli i designer teutonici si sarebbero
ispirati. Amo
l’estetica della R8 e successive varianti: è forse massiccia e
troppo anabolizzata ma anche teutonica al 100%, funzionale ed
assolutamente originale: ancora oggi, a quasi tre lustri dalla
presentazione, si scrolla di dosso la polvere del tempo con
imperturbabile aplomb e sarebbe una base ancora valida per modelli che
non esisteranno mai se non nei sogni più dolci degli appassionati
Leica. E forse anche
dell’Onorevole Andreotti? Marco Cavina
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