Nota di Pierpaolo Ghisetti, il presidente dell'associazione:
...........spesso nel mondo leica si assiste ad una dicotomia
disarmante: l'amore incondizionato,che spesso si tramuta in feticismo
o in speranza di investimento e rivalutazione, e una specie di
indifferenza che ricorda la volpe e l'uva.E' difficile trovare il giusto
equilibrio del pendolo tra desiderio spasmodico del possesso e
consapevolezza di cosa vuol dire Leica.Parlare bene di Leica vuol dire
prima di tutto inquadrarla storicamente, capire i motivi REALIdel suo
affermarsi, non cadere nei soliti banali mantra da circolo fotografico,
dove tutti credono di conoscere ma pochi sanno veramente di cosa stanno
parlando.Vuol dire confronto: perche' preferire Leica a Nikon, Canon,
Zeiss, Minolta o Praktica,trovare veramente quel particolare che fa la
differenza, e che lui, da solo, giustifica il prezzo sostenuto.
Il prezzo, appunto quella diga che separa l'anelito di perfezione
dall'anelito puramente commerciale, la' dove la ragione deve cedere il
passo
ad altre considerazioni, perche' a pochissimi e' stato dato il dono di
diventari miti. Ferrari, Armani, Lamborghini, JagerLeCoultre,
R.Messner, W.Bonatti, sono solo esempi di marchi o persone che si sono
spinti al di la' della loro funzione di automobili, orologi e alpinisti,
per entrare in una dimensione trascendentale, che gratifica oltre modo
chi li possiede o chi legge i loro libri o ha la fortuna di incontrarli
(come e' successo al sottoscritto tanti anni fa) allo Yak and Yeti di
Kathmandu. Parlare bene di Leica vuol dire comprendere che una azienda
deve
vendere prima di tutto una serie di prodotti minori, per offrire almeno
un prodotto di punta senza compromessi, perche' senza movimenti di cassa
non si progetta niente. E sopratutto ricordarsi di tutte le banalita'
sparate sulla R-3 o sulla M5,o recentemente sulla M8, per poi scoprire
che,
alla fine di tutti i girotondi, aveva ragione la Casa,e tutti quelli
che avevano denigrato il prodotto avevano preso una cantonata in piu'.
Infine parlare bene di Leica vuol dire confrontarsi con la cruda
realta' ed essere capaci di guardarsi nello specchio fotografico: alla
perfezione
di macchine, ottiche e accessori occorre contrapporre la perfezione del
fotografo. Ma spesso, rivedendo il proprio archivio si naviga solamente
in
una mediocrita'senza speranze, tra figli urlanti ripresi in cucina, mogli tagliate a meta' e nonni senza piedi.
Subentra allora il ripiegamento nella linea dei delusi, di quelli che
parlano solo dello sfuocato, di quelli che trovano solo difetti nella
costruzione,
di coloro che che in fondo un'ottica di marchio alternativo va
benissimo, di quelli che affermano sentenziosi che Leica non e' piu'
quella di una volta.
Bene, credo, nessuno ha mai obbligato nessuno ad acquistare Leica e a
parlarne forzatamente bene, io stesso ho criticato talune scelte
aziendali o
operative, ma, non ho MAI, dico MAI, venduto un pezzo Leica in vita
mia. Perche' alla fine quello che conta, nella vita, non sono gli
oggetti in se',
ma il rapporto che instauri con essi, che si chiamino Bencini o Leica.
E l'unico rapporto che si puo' instaurare con Leica non e' la
razionalita' ma
l'ammirazione e l'amore per un oggetto costruito come si deve. Un mito,
appunto, che si acquista piu' con il cuore che con il portafoglio.
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