OROLF
Pp.Ghisetti
Si tratta di una torretta girevole per tre ottiche, che veniva
agganciata al corpo macchina, per poter cambiare le tre ottiche in
modo veloce. La base della fotocamera M era agganciata alla
torretta, in modo da posizionare la fotocamera nel punto esatto
richiesto. La torretta era completa di impugnatura e pesava 750g.
Se a ciò aggiungiamo il peso di una Leica M3/2 e le tre ottiche
si arriva al non indifferente peso di 2,5/3 chili, in base alle ottiche
scelte, normalmente un 35-50-90mm.
Da rimarcare che l'innesto per le ottiche può essere sia M che a passo a vite 39x1m.
La vite zigrinata posteriore bloccava la macchina e la sblocccava per poter ruotare l'obiettivo prescelto. Risalente al 1960, e costruita solo in quell'anno, in 250 esemplari.
Chiaramente si tratta di un accessorio molto scomodo, mutuato
dalla cinematrografia ed utilizzato anche in campo televisivo, prima
dell'apparire delle ottiche zoom.
A mano libera era difficilmente utilizzabile mentre sulle cineprese dotate di treppiede era più maneggevole. Nella
foto sotto a destra si nota la chiave per controllare la rotazione del
disco portaottiche e per fissarlo nella giusta posizione per ciascuna
ottica.
OROLF al Museo Leica a Wetzlar: notare la presenza di 90 e 135mm.
In definitiva, oltre al
fatto che OROLF, per peso, dimensioni e visibilità inficiava alla base
la filosofia Leica, vi era, all'atto pratico, una forte difficoltà
operativa. Occorreva, infatti, impugnare OROLF con la mano destra (con
un peso minimo di 2,5 kili) e con la sinistra posizionare le ghiere di
messa a fuoco e dei diaframmi. Quindi riprendere l'impugnatura con la
mano sinistra e scattare con la destra. Oppure manovrare tutto con la
mano destra, sia i tempi che i diaframmi che lo scatto, mentre la
sinistra impugnava l'OROLF. In ogni caso il cambio normale dell'ottica
su un apaprecchio M era forse più veloce e sicura dello sblocco e il
successivo ribloccaggio dell'ottica una volta ruotata sull'OROLF. Se
viceversa si posizionava più
opportunamente OROLF su un cavalletto, non si capisce l'utilità
dell'accessorio stesso, in quanto si poteva effettuare il cambio ottica
in modo tradizionale, in maniera più meditata, semplice ed economica.
Ricordiamo infatti che, se il diaframma poteva essere preimpostato su
tutte e tre le ottiche operative, la messa a fuoco prefissata era
sempre aleatoria ed andava calcolata accuratamente, cosa non facile con
un simile peso a mano libera. In ogni
caso si tratta di un magnifico e affascinante accessorio, che tuttavia
risulta macchinoso, pesante ed intrusivo per il sistema Leica, che
voleva essere tutto il contrario, e questo ne spiega la scarsissima
diffusione.
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La Ditta Haber & Fink di New York ne propose una propria versione,
di forma triangolare e senza impugnatura, adatta alle Leica con passo a
vite, ed eventualmente corredata con ottiche Wollensak e mirino
apposito IMFIN o IMARECT , adatto anche alla focale da 127mm. Antecedente all'OROLF.
Qui la piastra Haber & Fink con una rara borsa appositamente sagomata
L'idea di applicare una piastra rotante per obiettivi è stata
utilizzata anche nel 1952 dalla romana RECTAFLEX, col noto ROTOR; la Rectaflex
con Leica rappresenta l'unica ditta ad aver messo in cantiere questo
tipo di accessorio per una fotocamera 35mm.
Tiranti Summa Reporter di Roma, Press Camera formato 6x9cm, con ben 4
ottiche rotanti, costruita intorno al 1955 in soli 100 esemplari,
rarissima.
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Infine mostriamo la medesima soluzione utilizzate da diversi marchi di
cineprese, come Bell&Howell, Bolex, Eumig 8mm, e le società della DDR,
Pentacon Zeiss Ikon e CZ Jena
Prototipo Pentacon con ottiche CZJ,
mai messo in produzione
Eumig
Bell&Howell
Bolex