Incontro con Mario Mazziol
Pp.Ghisetti
Incontro
Mario Mazziol nella sua Venezia, approfittando della mostra sul
fotografo francese Willy Ronis, che si tiene nella splendita location
dei Tre Oci alla Giudecca. Mario è un notevole affabulatore, ma con i
suoi buoni argomenti: come Perito Chimico, per
conto della Snamprogetti, gruppo ENI, ha vissuto per molto tempo in
svariate parti del mondo, come Algeria, Nigeria, AbuDabi, fotografando
popoli e avvenimenti spesso dimenticati o scarsamente documentati, con
occhio sempre attento e curioso. Del resto che si tratti di un
appassionato
viaggiatore lo dimostrano i tanti manufatti esotici che ornano la sua
casa al Lido, ognuno legato ad una storia,
ad una situazione, a un luogo.
Conversare con Mario è facile: basta
dargli un input, nominare un paese, una popolazione, una cerimonia, e i ricordi
scorrono, spesso creando una specie di partita a ping-pong con i ricordi e le
esperienze di chi scrive.
Mi racconta della sua prima macchina
fotografica, ovvero una classica Kodak Retina con ottica Schneider, ma
i suoi ricordi si soffermano sulla prima reflex, una Exakta VX1000 con
mirini intercambiabili e un paio di ottiche, acquistata a Bratislava,
grazie al cambio favorevole al mercato nero dell'epoca. Mario
si ricorda ancora del mirino esposimetro Zeiss, all'epoca noto per la
sua inefficienza, ma che invece sulla sua Exakta, caso raro, funzionava
benissimo. Poi col crescere della passione e della consapevolezza
fotografica, con l'aumentare della richieste, si attrezza con un
corredo Nikon, utilizzando nel tempo diversi corpi della serie F. Evidentemente, oltre alla passione, c'era anche un
riconoscimento del suo impegno, infatti ci tiene a precisare che si è
sempre fatto pagare per tutti i lavori eseguiti, esempio di
professionalità e serietà.
Finalmente,
con l'aumento delle disponibilità economiche, nella seconda metà degli
anni Ottanta, Mario realizza il sogno: l'approdo ad una Leica M4,
completa di Leicameter e dotata di Summicron 50mm. Da
quel momento si sono succedute diverse Leica, tra cui M6, nella bellissima e indistruttibile versione Titan, e M7, sino
alle digitali M8/9/10 e alla splendida Q, macchina su cui ci
soffermiamo, per trovarci perfettamente d'accordo nel riconoscere che
si tratta sicuramente di uno dei prodotti migliori della Casa di
Wetzlar.
Le pellicole preferite sono sempre
rimaste il Kodakchrome 64 e la Velvia 50, talvolta 100, anche se
riconosce che le prime Velvia, come è noto, presentavano una carenza di
sensibilità, essendo virtualmente della 40 ISO. Per quanto riguarda le ottiche, nella sua bacheca noto diversi Asferici come il 21/2,8, il
50/1,4 (ambedue nella bella versione silver) e il 35/1,4 FLE (ottica che
permette risultati incredibili a TA,
mi rimarca Mario). Sul solito confronto tra sferico-asferico, mi
ribadisce una posizione che spesso ho trovato in molti fotografi
professionisti, ovvero che questa generazione di obiettivi Leica
rappresenta il picco dell'arte ottica, il piacere tattile del metallo
sapientemente lavorato,
la perfezione del montaggio, una resa a TA senza paragoni. Con buona
pace di chi ancora si impantana in questo genere di discussioni, il
proprio gusto personale è importante, ma occorre anche riconoscere la
straordinaria
perfezione raggiunta da questi modelli, che permette di usare con
sicurezza
aperture di diaframma impensabili solo pochi anni fa. Vediamo poi il
curioso
Summaron 28/5,6,
acquistato da Mario per nostalgia ed alcune ottiche R, tra cui il 180 e
il 100 Apomacro, oltre ad un classico Summicron 50/2 per Leicaflex, che
vengono utilizzate sulle Leica M digitali con l'apposito Adapter 14642. Tra
le ottiche preferite da Mario c'è sicuramente il Summicron 75/2 Asph.
ottica straordinaria sin dalla TA, e che nel suo corredo ha sostituito
egregiamente il 90mm, troppo lungo e pesante per i suoi gusti. A questo
proposito mi mostra una stampa realizzata proprio col Summicron 75mm
che, a mio parere, starebbe bene alla galleria di Wetzlar, tra le
immagini topiche realizzate con obiettivi Leica.
Ci
soffermiamo infine sulla regina delle ottiche Leica, ovvero il favoloso
Noctilux 0,95, trovandoci concordi nel riconoscere la perfezione
meccanica e ottica
di questo capolavoro assoluto, che Mario ha molto apprezzato. Con
queste ottiche tanto luminose, mi spiega, non ha mai utilizzato il
flash.
Col medio formato invece non si è mai trovato a proprio agio, per peso e
dimensioni, e mi cita solo una breve esperienza con l'Hasselblad,
acquistata e rivenduta dopo un paio di anni per poco uso.
Tante le pubblicazioni e i workshops
realizzati da Mario nella splendida cornice veneziana, tra le quali due
belle guide turistiche, realizzate da un editore olandese e completate
dalle sue immagini.
Anche la prestigiosa Leica Magazine
ha pubblicato suoi reportage, tra cui questo, in bianco e nero, sul
mercato del pesce a Singapore.
Ogni tanto, o meglio abbastanza
spesso, divaghiamo su altri argomenti, per esempio sulla sua passione
per Bob Dylan, di cui possiede una notevole Raccolta di Liriche (ovvero i
testi delle canzoni), e un pregevole modello di armonica utilizzato personalmente del
cantante americano. Poi, pur ammettendo di non amare particolarmente la
canzone italiana, mi mostra una bella edizione con 4 CD delle canzoni
di Lucio Battisti. Discorriamo anche su Hugo Pratt e i suoi disegni dei gatti di Venezia, scorrendo i libri della sua ordinatissima liberia.
Naturalmente lo omaggio con il ns
libro Elmarit, con dedica, e Mario mi ringrazia con una splendida
stampa (fatta in proprio) che, tra le
tante che mi mostra, mi ha particolarmente impressionato.
Dei suoi bellissimi libri, mi colpisce specialmente quello dedicato ai nomadi Fulani, che mi riporta indietro ai
miei viaggi in Africa centrale realizzati svariati anni fa: ripenso a quel mal d'africa che
ci invade l'anima quando osservo i volti solenni, dignitosi, a
volte sorridenti, che rappresentano, coi grandi spazi e l'affascinante
fauna selvaggia, uno dei principali motivi dell'attrazione che si prova
per il Grande Continente
Nero. Non a caso diverse sue immagini sono confluite in un progetto
dell'UNICEF sulla condizione di donne e bambini nel Nord della Nigeria.
Parliamo anche di come è cambiata
Venezia, della trasformazione del rito del Carnevale, da festa dei
veneziani a manifestazione turistica di massa, e mi racconta di come
ancora in tale occasione si alzi all'alba, per fotografare alcuni personaggi con la
magica luce del primo mattino. Segno di attaccamento alla città, alle
tradizioni e alla fotografia. Le ore trascorrono serene, codiuvate
anche dalla simpatia e dalla gentilezza della signora Adriana, che ci
ospita presentandoci un ottimo pranzo, e quando viene il tempo di prendere il
vaporetto per tornare a Piazzale Roma, dove ci attende la macchina,
Mario mi appare leggermente affaticato ma contento, probabilmente
perchè ci siamo trovati spesso in sintonia, ricordando
l'indimenticabile Fulvio Roiter, fotografo per eccellenza di una
Venezia a colori, Berengo
Gardin, testimone invece di una Venezia in bianco e nero e il Circolo la Gondola. Mario mi ripete infine un aforisma che gli è caro: Ho lavorato per le necessità famigliari, ed ho fotografato per vivere meglio!
Qui una Gallery di sue immagini:
https://www.mazziol.it/gallery/
Quello che mi ha colpito di Mario è
la sua carica vitale: pur non essendo più un ragazzo (in fondo è
del
1941), ha ancora voglia di fotografare, interessi da coltivare e
progetti da realizzare. Forse la fotografia di reportage è una attività
terapeutica e stimolante, che spinge all'azione e contemporaneamente
alla
riflessione, e nelle immagini di Mazziol ho trovato un'apparente
semplicità realizzativa, che deriva da un'analisi attenta del prima e
del dopo.
L'occhio fotografico.
Novembre 2018
foto eseguite con Leica X e X-Vario
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Marzo 2019
Leica D-Lux6
Maggio 2021
Leica Q