LEICA GUN
il rarissimo ed affascinante fucile fotografico
realizzato dalla Ernst Leitz Inc. New York
sul finire degli anni ‘30
Marco Cavina
L’idea di trasferire l’ergonomia di un’arma da fuoco ad un dispositivo
per tele-fotografia nasce da presupposti logici, e nella storia della
fotografia esistono vari esempi di strumenti del genere, destinati ad
impieghi militari e concepiti per addestrare gli artiglieri;
facendo propria questa idea, la Ernst Leitz Inc., New York,
dipartimento che confermerà la propria vitalità ed intraprendenza
durante gli anni di guerra, nel 1938 mise a catalogo uno degli
articoli oggi più rari e ricercati del panorama Leitz: il Leica Gun.
Com’è facile intuire da questa immagine (proveniente da un catalogo di
Christie’s riferito all‘asta del 18 Ottobre 2000), il Leica Gun era un
supporto sagomato a calcio di fucile con gli attacchi per un
apparecchio Leica (tipicamente una IIIb), equipaggiato con dispositivo
SCNOO di riarmo sul fondello, scatola reflex PLOOT, speciale mirino a
specchi con prolunga e regolazione diottrica, prodotto specificamente
dalla Leitz New York, ed obiettivo in montatura elicoidale corta per
PLOOT; il Leica Gun disponeva di due grilletti, uno dei quali (il
posteriore) azionava il doppio scatto flessibile e consentiva
l’esposizione, mentre il secondo (l’anteriore) riarmava l’otturatore ed
avanzava la pellicola.
In realtà, alla Leitz avevano immaginato un supporto ergonomico da
spalla di questo tipo fin dal lancio del Telyt 20cm f/4,5, progettato
da Max Berek e lanciato sul mercato nel 1935, in tempo per le Olimpiadi
di Berlino; il celebre fotografo Dr. Paul Wolff, molto inquadrato negli
schemi del regime, avrebbe documentato l’evento utilizzando
quest’obiettivo e già all’epoca furono realizzati dei rudimentali
prototipi che consentissero una presa più ferma ed efficace a mano
libera.
L’evoluzione dell’idea continuò nel 1936-37 e la Leitz trovò un
consulente d’eccezione nel milanese Attilio Gatti (qui ritratto in
Congo, nel 1938, con la sua avventurosa Signora), un ex-ufficiale della
Prima Guerra Mondiale che si era specializzato in spedizioni
scientifiche nel continente Africano; il Comandante Gatti documentava i
suoi viaggi con attrezzature Leica e contribuì con entusiasmo a
definire le specifiche ottimali per un fotofucile; è ben nota una
celebre istantanea che immortala Attilio Gatti mentre sta imbracciando
un Leica Gun ed è in procinto di scattare.
La struttura del Leica Gun, in realtà concettualmente piuttosto
semplice, venne ideata per Leitz New York da Friedrich Schenk e la
relativa richiesta di brevetto pervenne all’ufficio competente in data
15 Marzo 1938.
Come già accennato, il Leica Gun consiste in un calcio da fucile in
legno pregiato che incorpora una piattaforma metallica smaltata in nero
opaco, concepita per alloggiare un corpo Leica a vite dotato di scatola
reflex PLOOT ed obiettivo in montatura specifica, fissando il tutto
grazie all’attacco per treppiede della scatola reflex; quest’ultima è
dotata di uno speciale mirino a specchi dotato di oculare posto
all’estremità di un cannotto sufficientemente lungo per posizionarsi
confortevolmente davanti all’occhio. Il grilletto posteriore, grazie ad
una serie di biellismi, solleva un pivot rotante che agisce sulla
scatola di scatto cui sono collegati i due cavi flessibili i quali
azionano, con l’opportuna sincronizzazione reciproca, il sollevamento
dello specchio reflex e lo scatto dell’otturatore sul corpo macchina;
questa scatola è fissata lateralmente, sull’esterno del fotofucile, e
tenuta in sede da un vincolo metallico che ruota su un perno. Il
secondo grilletto, quello anteriore, fa scorrere su una guida un
settore a cremagliera che mette in rotazione una serie di ingranaggi
destinati a trasferire il moto al dispositivo SCNOO e quindi a riarmare
l’apparecchio dopo ogni scatto; una molla antagonista riporta il
grilletto nella posizione originale dopo ogni singola attuazione. I
dettagli n° 44 e n° 45 evidenziano la necessità di registrare
reciprocamente i due scatti flessibili, affinché quello destinato
all’azionamento del PLOOT agisca con lieve anticipo rispetto all’altro.
Il Leica Gun è rimasto a listino solo nel 1938-39 ed attualmente non
sono recensiti con certezza più di 9 o 10 esemplari: si tratta quindi
di un oggetto estremamente raro, ricercatissimo dai collezionisti ed
ovviamente ceduto, quando raramente avviene, a cifre adeguate; la Leitz
New York catalogò ordinatamente le varie opzioni disponibili, mettendo
a listino le versioni RIFLE, RIPBO, RITOO e RITEL (ovvero il fotofucile
completo senza ottiche, con Hektor 13,5cm f/4,5, con Telyt 20cm f/4,5 e
con Telyt 40cm f/5); furono previste anche due custodie specifiche: la
RIFUN (destinata al fotofucile con ottiche da 13,5cm e 20cm) e la NUFIR
(prevista per l’uso con l’ingombrante 40cm).
anche se, col senno di poi, la produzione effettiva fu praticamente
trascurabile, la Leitz New York aveva predisposto quanto necessario per
una commercializzazione su vasta scala , ivi compreso il pamphlet n°
1261 con le complete istruzioni d’uso, riprodotto parzialmente in
questa sede grazie al prezioso contributo di Fabrizio Pancrazi, che
ringrazio sentitamente per il raro materiale condiviso.
Questa immagine proviene proprio dalla brochure “The Leica Gun” appena
citata, ed illustra un RITEL dotato di Telyt 40cm f/5 su cavalletto con
testa a snodo sferico, un abbinamento ufficialmente consigliato dalla
stessa Leitz a causa del notevole peso dell’obiettivo (2.35kg); in
questa configurazione era disponibile una staffa opzionale che
consentiva di fissare il complesso fotocamera-PLOOT-obiettivo sia
all’attacco filettato della scatola reflex sia a quello del Telyt 40cm
f/5, rendendo più saldo l’ancoraggio. E’ mia opinione che la
configurazione RITEL sia quella più esteticamente equilibrata,
assumendo la foggia vera e propria di un fucile, con tutte le debite
proporzioni.
Viceversa, in questa serie di immagini provenienti dal catalogo di
Christie’s, il Leica Gun è in configurazione RITOO ed è equipaggiato
con il Telyt 20cm f/4,5; si può notare che il mirino speciale esibisce
orgogliosamente sul frontale il logo Leitz New York e riporta anche
l’indicazione relativa al brevetto connesso alla sua progettazione.
Il Leica Gun in versione RIPBO; RITOO e RITEL come compare sul pamphlet
n° 1261; l’Hektor 13,5cm ed il Telyt 20cm sono equipaggiati con il
relativo paraluce mentre è facile visualizzare come l’opzione RITEL con
ottica da 40cm sia la più proporzionata.
Il PLOOT che equipaggiava il Leica Gun faceva a meno del mirino
convenzionale ed utilizzava quello speciale, autarchico, dotato alla
sua estremità di regolazione diottrica, una vera primizia per l’epoca.
Il Telyt 20cm f/4,5 in versione postbellica con scatola reflex Visoflex
I, paraluce e speciale filtro arancio con incisioni personalizzate
(“Telyt 20cm”)
Lo schema del Leica Gun mette in evidenza alcuni dettagli: l’elemento
“A” è il “cancelletto” che blocca in sede la scatola di scatto, mentre
con “H” è indicato l’oculare a correzione diottrica dello speciale
mirino.
Questo Leica Gun è transitato in Italia; si può notare l’ottima fattura
del calcio, modellato con legno pregiato, e la staffa destinata a
sorreggere la fotocamera ed il PLOOT.
Lo stesso esemplare con corpo macchina, scatola reflex e mirino ma
privo di obiettivo; curiosamente, questo mirino non reca le indicazioni
“patent pending” bensì un indecifrabile “156x”.
Questa immagine illustra bene la coppia di grilletti, la sede della
scatola di scatto (con il suo dispositivo di fermo ed azionamento), e
soprattutto la staffa che si erge sopra l’impugnatura, la cui funzione
(come chiarisce il dettaglio) è quella di fornire un ulteriore sostegno
e fissaggio sicuro al pesante ed ingombrante mirino del Leica Gun.
Particolare dei due grilletti, il primo dei quali, dotato di corsa lunga, riarma l’apparecchio.
Questo dettaglio illustra il dispositivo che consente lo svincolo
rapido del mirino dal PLOOT: in questo modo è possibile ruotare
il mirino in senso orario (facendo perno sulla staffa supplementare di
supporto, anch’essa rotante) ed estratte il gruppo fotocamera-PLOOT per
scaricare la pellicola o sostituirla, senza rimuovere completamente il
mirino stesso.
I tre obiettivi destinati al Leica Gun vennero progettati da Max Berek
e messi sul mercato dal 1933 al 1937; nella fattispecie, i due Telyt da
20cm e 40cm condividono lo stesso schema ottico, mentre il 13,5cm
utilizza un classico schema Hektor per teleobiettivi, un tripletto che
- contrariamente a quanto avviene nell’Elmar - prevede il doppietto
collato in posizione centrale.
Lo stesso Leica Gun delle foto precedenti posa per una foto ricordo;
come sottolineato dalla didascalia, l’Hektor-HEFAR 13,5cm f/4,5 montato
non potrebbe mettere a fuoco, essendo una configurazione standard che
non è prevista per i tiraggio aggiuntivo del PLOOT; per impiegarlo
correttamente occorre svitare la testa ottica ed applicarla
all’apposita ghiera di messa a fuoco ZOOAN.
Questo specchio riassuntivo tratto dalla brochure di fine anni ’30
illustra le varie configurazioni ed accessori con i relativi prezzi in
U.S. Dollars dell’epoca; proprio quest’articolata offerta lascia
intendere come alla Leitz New York sperassero in una parabola
commerciale felice e soddisfacente, mentre questo particolarissimo ed
insolito oggetto venne prodotto al massimo in una decina di esemplari,
facendone uno dei pezzi da collezione più rari ed ambiti, conteso a
cifre che fanno tremare i polsi.
Il Leica Gun, come sottolineato all’esordio, testimonia anche
l’indipendenza della Ernst Leitz Inc., New York, che non si limitava
alla pedissequa e succube distribuzione dei prodotti provenienti da
Wetzlar ma rivendicava un ruolo attivo nella confezione e gestione dei
prodotti, una vocazione che si rivelò preziosa negli ultimi anni di
guerra, quando con il supporto dell’azienda Wollensak fu in grado di
supplire con l’autarchia alla forzata sospensione delle forniture da
parte del “nemico” tedesco.
Ringrazio Fabrizio Pangrazi ed Osvaldo Mercuri per la preziosa
documentazione iconografica messa a disposizione, nonché Pierpaolo
Ghisetti per la disponibilità del Telyt 20cm con relativi accessori.
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